I primi anni del CAI di Milano
La sezione di Milano nasce il 16 novembre 1873, dieci anni dopo la fondazione del Club Alpino a Torino.
Tra i promotori della storica adunanza Luigi Gabba, l’avv. Giorgio Baseggio, l’ing. Emilio Bignami-Sormani, tutti e tre appassionati naturalisti.
I partecipanti alla prima assemblea furono cinquanta, tra di loro molti dei più bei nomi della Milano di allora. Presidente, dal 1873 al ‘75 è l’abate Antonio Stoppani.
La prima sede è in un locale del Politecnico allora sito in piazza Cavour, grazie all’interessamento di Luigi Brioschi, direttore dell’Istituto.
Nel 1875 si compie la prima escursione sociale con la salita del Pizzo dei Tre Signori. Negli anni 1876 e 77 è Presidente Luigi Gabba, nel 1878 e 79 Vigilio Inama. Nel 1880 sale alla presidenza il sen. Pippo Vigoni che rimarrà in carica fino al 1883, alternandosi con Carlo Magnaghi, diventando poi anche Vicepresidente generale.
Nel 1881, l’anno dell’Esposizione nazionale di Milano, la sezione, con 249 soci, ha un proprio padiglione (il più visitato), e costruisce il suo primo rifugio, in Grigna, la capanna di Moncodine. Durerà solo 2 anni perchè verrà travolta da una valanga.
Nel 1886 la sede si trasferisce in Galleria, dove coabita con la Società di esplorazioni commerciali in Africa, poi con la medesima si sposta nel 1891 in via Dante 15. Intanto nel 1889 Pippo Vigoni, con Gabba, Ghisi e Magnaghi, acquisiscono dalla famiglia Lorla, ai piedi del Legnone, un edificio adibito a roccolo, che trasformano in un rifugio. Nel 1893 hanno inizio invece le prime gite giovanili.
Nel 1894 si organizzano a ridosso delle mura del Castello Sforzesco, le Esposizioni riunite: qui la sezione di Milano è presente con il proprio “chalet” all’interno del quale è organizzata una piccola mostra alpina, per invogliare i cittadini a conoscere e a frequentare la montagna.
Dal 1900 al 1945
Soci milanesi illustri

La prima bandiera della Sezione di Milano. Dal 1873 ad oggi rappresenta la fedeltà ai valori ed agli ideali che informano l’impegno di quanti appartegno ed operano nel nostro Sodalizio.
I milanesi illustri iscritti alla sezione di Milano a cavallo del secolo sono tanti, la cui memoria è ancor viva oggi. Li ricordiamo perchè la loro adesione al CAI ci testimonia l’alto valore morale e civile dell’associazione: i soci, pur di origini nobili e borghesi, erano uomini che oggi definiremmo “illuminati”.
Tra i tanti, Giovanni Battista Pirelli, Ulrico Hoepli, Luigi Brioschi, Alberto Vonwiller, il sen. Gaetano Negri. Ma anche Giuseppe Dorn, Riccardo Gerla, Enrico Ghisi, Guido Noseda, Alberto Riva, Federico Tamburini e Giacomo Binaghi, Infine Mario Tedeschi, figura emblematica dell’alpinismo milanese, assertore dell’alpinismo popolare; sarà Presidente della sezione tra il 1910 e il 1912.
Intanto con il giro di boa del secolo, il piccolo cenacolo di eletti nei quali il concetto di alpinismo era permeato di ispirazione scientifica – usiamo le parole di Camillo Giussani che commemorò nel 1954 gli 80 anni della sezione – si amplia, cresce sempre più: nel giugno del 1902 i soci sono 868 e quattro anni dopo nel 1906 sfiorano già il migliaio: sono 967. L’Annuario in formato tascabile di quegli anni ne riporta, oltre alle cronache principali, l’intero elenco alfabetico, con indirizzo e numero civico.
Intanto nel 1909 vengono organizzate le prime gite scolastiche e nel 1910, con quattro gite, si portano in montagna 600 scolari.
La sede di via Silvio Pellico – le escursioni nazionali e la grande guerra
L’anno 1910 è tappa importante nella vita della sezione: si cambia nuovamente sede e si approda in quella definitiva, in via Silvio Pellico 6: sono pochi locali, ma affacciati sull’Ottagono della Galleria, il salotto di Milano. Nel 1911 Milano riesce a organizzare, artefice Mario Tedeschi, il primo esperimento di alpinismo di massa in Europa, con la collaborazione degli Alpini e del Corriere della Sera: è l’Escursione nazionale alla Cima di Castello e al ghiacciaio dell’Albigna (con 800 partecipanti), l’anno seguente (1912) è la volta dell’Escursione al Cervino e al Rosa (mille partecipanti), nel 1913 la meta è il Cadore, nel 1914 il Cevedale: si riprenderà nel 1922 con l’Etna e nel 1923 con la Dalmazia.
Nel 1911 esce a cura del CAI Milano la Guida delle Alpi Retiche Occidentali, curata da Brasca, Balabio. Corti e Silvestri; la prima dedicata a quella regione, compilata con criteri innovativi.
Nel 1915 scoppia la prima guerra mondiale. Il CAI centrale per bocca del Presidente Lorenzo Camerano saluta i colleghi alpinisti che partono in armi, gli fanno eco con messaggi di adesione numerose sezioni fra cui quella di Milano (è Eliseo Porro presidente). In quell’anno la sezione conta 1586 soci. Alla fine della guerra, nel 1918, ne avrà 1880. Molti sono anche i soci caduti, come ricorda la lapide del salone sezionale.
Nel 1916-17, per iniziativa di Gaetano Polvara, nasce il gruppo studentesco “Alpes”. In questi anni sono attivi il conte Aldo Bonacossa (che nel 1915 dà alle stampe la guida alpinistica dell’Ortles) fondatore e primo presidente della FISI e Guido Bertarelli, uno dei pionieri dello sci in città (dal 1906), e quindi dello sci alpinismo; presidente dello Ski Club Milano dal 1920, presidente della FISI. Nei primi anni Venti (1922), si costituisce in sezione il gruppo “Zeledria”: ex combattenti e soci che amano ritrovarsi mensilmente a tavola e tornare insieme in montagna, specie al rifugio Pizzini, che ricostruiscono dalle rovine; tra loro ricordiamo il fondatore Giorgio Murari, Arnaldo Fontana Roux, Mario Gaetani, Giovan Battista Carugati, Giuseppe Lavezzari e Carlo Nagel.
Il sentiero Roma e l’Attendamento
Dal 1923 la Sezione di Milano ha una propria rivista mensile, distribuita gratuitamente ai soci; sulla testata, gli emblemi del CAI e del Comune di Milano,. Tra le iniziative della Sezione per promuovere l’alpinismo fra i milanesi, oltre ai rifugi (il cui numero cresce notevolmente grazie alle assegnazioni dei rifugi austriaci e tedeschi eretti in Alto Adige) e ai sentieri (il celeberrimo sentiero Roma in alta Val Masino è progettato e realizzato dalla sezione a partire dal 1928), vi sono le escursioni patriottiche ai campi di battaglia e l’Attendamento sociale, diretto negli anni Trenta da Attilio Mantovani, a cui verrà poi dedicata questa attività fino agli anni Ottanta.
Per ciò che riguarda i sentieri, il CAI Milano – sempre molto legato alle Grigne – aveva già grandemente facilitato la conoscenza di questo gruppo con l’apertura del sentiero “Cecilia” (1912) e della “direttissima” (1923) sul versante più accidentato ed interessante della Grigna Meridionale.
Nel 1911 era stato aperto il rifugio Carlo Porta ai Piani Resinelli.
La rivoluzione del Ventennio
Nel 1927 ha inizio una trasformazione del CAI, dettata dagli eventi politici, che durerà a tutto il 1943; il primo passo è il cambiamento del nome da Club Alpino Italiano a Centro Alpinistico Italiano e l’inquadramento del CAI nel CONI, insieme alle federazioni sportive. In seguito a questa rivoluzione il Presidente generale è nominato dal Governo; è confermato il milanese Eliseo Porro. Nel 1929 i soci del CAI Milano sono oltre 6400. Il Presidente, dal 1926, è il Podestà di Milano, Ernesto Belloni.
In quegli anni è molto proficua la collaborazione fra il CAI Milano e il Touring Club; lo dimostrano due iniziative: il progetto di prosecuzione della collana Guida dei Monti d’Italia (ove al CAI Milano subentrò poi la Sede centrale), e la realizzazione della carta del gruppo delle Grigne.
Il periodo tra il 1929 e il 1930 determina per decisione governativa una riforma della struttura del CAI; la Sede centrale è trasferita a Roma, cambia il Presidente generale (è nominato Augusto Turati) e cambia anche il Presidente di Milano, che sarà Gianni Albertini, protagonista di spedizioni artiche. Viene ordinato il ritorno dei membri del Club Alpino Accademico alle proprie sezioni e l’abolizione della SUCAI, con travaso dei soci alpinisti universitari nel GUF (Gruppi Universitari Fascisti), ma con tessera del CAI.
Da Augusto Turati ad Angelo Manaresi; le origini del CAI Lombardo
Nel marzo 1930 ulteriore cambio della Presidenza generale del CAI: Augusto Turati passa al CONI e viene nominato alla massima carica del Sodalizio Angelo Manaresi, bolognese, combattente della prima guerra mondiale, camicia nera, alpino, Sottosegretario al Ministero della Guerra: rimarrà Presidente per oltre un decennio, fino alla caduta del fascismo, nel 1943.
Sulla figura di Manaresi, Presidente “imposto dall’alto”, i pareri sono sempre stati discordi; tuttavia Ugo di Vallepiana, che era di origine israelita e come tale nel 1938 per effetto delle leggi razziali era stato espulso dal CAI, negli anni Settanta lo giudicò un ottimo Presidente, del CAI conosceva e condivideva lo spirito e, pur adeguandosi alle direttive del regime, cercava non solo di rispettarlo, ma di salvaguardarlo al massimo.
Nell’agosto del 1930 Manaresi nomina Alberto Bonacossa Commissario della Sezione di Milano e nel 1931 Presidente (rimarrà fino al 1937). Il Consiglio direttivo di quell’anno è composto da Guido Bertarelli (Vicepresidente), e da nomi di cui molti sono rimasti nella memoria: Mario Bello, Ardito Desio, Attilio Mantovani, Ugo di Vallepiana, Gaetano Polvara, Luigi Lucioni, Emilio Romanini.
Milano, non a caso, come capoluogo lombardo, è anche il punto di riferimento delle sezioni CAI della regione: per iniziativa della sezione milanese compie di fatto i primi passi quell’organo regionale che poi diventerà il Comitato di coordinamento e il Convegno delle sezioni lombarde.
E’ il 1932, il 22 maggio: nella “Giornata del CAI” alla Grignetta, ai Piani Resinelli, è convocata la grande adunata della trenta sezioni lombarde. Vi partecipa il Presidente generale Manaresi, ma l’organizzazione è tutta del CAI Milano, con Mario Tedeschi oratore ufficiale.
Nel 1938 diventa presidente della sezione Guido Bertarelli; rimarrà in carica fino al 1945. Siamo all’alba della seconda guerra mondiale. La tragedia della guerra non ferma all’inizio, l’attività sezionale, che continua a organizzare la scuola di alpinismo “Agostino Parravicini” a Chiareggio, escursioni e raduni e, nel campo del sociale, raccoglie doni per le popolazioni montane della Valtellina nell’ambito del Natale Alpino.
Molti rifugi, nel periodo della resistenza partigiana, sono distrutti in operazioni di polizia dalle truppe nazi-fasciste.
Dal 1946 al 2000
La rinascita del dopoguerra
Il dopoguerra, sotto la presidenza del sen. Luigi Davide Grassi, del gruppo “Zeledria”, vede la rinascita delle attività e in primo luogo dei rifugi distrutti; a tale scopo viene lanciato nel 1946 fra i soci un prestito obbligazionario di 4 milioni di lire.
Intanto riprendono le scuole e l’attendamento Mantovani; fin dal 1944 ad opera di Carlo Negri era rinata come sottosezione la SUCAI; si organizzano mostre fotografiche e serate cinematografiche. Iniziano gli anni Cinquanta, Presidente è ora Mario Bello, con Vicepresidenti Carlo Negri e Igino Zoia; è tale lo slancio che il nuovo Consiglio direttivo nomina ben 22 commissioni sezionali, a testimoniare l’intensa attività che sta alla base della sezione.
La necessità di reperire nuovi fondi per i rifugi fa rilanciare una iniziativa in voga negli anni Trenta: la Veglia danzante del Club Alpino all’Hotel Continental, in occasione del Carnevale. C’è anche un fiorire di serate cinematografiche, di cori e conferenze: all’Angelicum, al Teatro della Basilica, al Teatro delle Erbe, al Gonzaga, al Leone XIII. La Mostra del fiore alpino dell’estate del 1948 a Palazzo Reale, capolavoro di Erberto Barberis, rimarrà nel tempo (fu infatti ripetuta), una delle più riuscite manifestazioni di quegli anni; è forse il momento clou delle celebrazioni per il 75° di fondazione, commemorato poi in ottobre, in cima alla Grigna, al ricostruito rifugio Brioschi.
Sull’onda dell’entusiasmo della mostra del fiore alpino, nel gennaio del 1949, Milano vede l’organizzazione della Mostra della montagna, voluta dal GISM (Gruppo italiano scrittori di montagna) e dal CAI Milano stesso.
L’assemblea del novembre 1949 approva intanto all’unanimità la cessione del rudere del rifugio Roccoli Lorla alla sezione di Dervio, che nella primavera seguente iniziava i lavori di ricostruzione.
Gli anni Cinquanta segnano intanto la ricostruzione di tutti i rifugi sezionali e il Bollettino del CAI Milano, nuovamente dato alle stampe dopo la parentesi bellica, affidato ai giovani della SUCAI, con Paolo Grünanger e Pietro Meciani, non perde occasione, numero dopo numero, per presentarli ai nuovi soci.
Le spedizioni extraeuropee, occasione di rivincita
Il mondo alpinistico internazionale è ora attirato dalle nuove conquiste extraeuropee, una stagione che durerà oltre trent’anni e, nell’ambito nazionale, dopo la conquista britannica dell’Everest si pongono le basi per la spedizione al K2 di Ardito Desio di cui fa parte anche il milanese Pino Gallotti. Il 1954 è finalmente l’anno del trionfo al K2 (che la città festeggia alla grande con ricevimenti, sfilate e Te Deum in Duomo): è occasione di rivincita, dopo la disfatta bellica. Nello stesso anno la Sezione compie 80 anni, commemorati da Camillo Giussani, e cambia la presidenza: a Mario Bello subentra Adrio Casati, presidente della Provincia di Milano (che trova in Consiglio i giovani Lodovico Gaetani, Pietro Meciani, Giorgio Gualco e anche Paolo Amodeo, Pietro Mombelli, Mario Gandini e Stefano Panzani), e infine l’anno della sciagura alpinistica al Monte Api (spedizione di Piero Ghiglione) ove periscono i milanesi Roberto Bignami e Beppe Barenghi e il torinese Giorgio Rosenkrantz. Il 1956 vede la SUCAI (che dirige la Scuola “Parravicini”) effettuare una spedizione leggera ai monti dell’Hoggar, nel Sahara sud-algerino, e festeggiare il 50° di fondazione al neonato rifugio Tartaglione-Crispo. Da quell’anno fioriscono le spedizioni extraeuropee, di cui alcune ideate in ambito SUCAI-Scuola Parravicini; continuano le serate (arriva Tenzing a Milano nel 1959), i pranzi sociali, si inaugura la rinnovata biblioteca alla presenza dei consoli di Francia e Svizzera.
Siamo quasi negli anni Sessanta, in Segreteria c’è il mitico segretario Antonio Gildone, alpino d’Abruzzo, e lo stesso Consiglio si rinnova con Giorgio Carattoni, Angelo Maestri, Norberto Levizzani; Guido Monzino è Presidente della Commissione spedizioni extraeuropee e Giorgio Gualco – direttore della Rivista Mensile del CAI – di quella cinematografica e culturale.
Dagli anni Sessanta all’era di internet
Nell’aprile del 1960 è eletto presidente Gianfranco Casati Brioschi, pioniere dello sci alpinistico; Luigi Lucioni è sempre Vicepresidente e in Consiglio troviamo anche Gianni Maggi e il col. Felice Boffa Ballaran, che assumerà anche l’incarico di Direttore generale del CAI Centrale. Come revisore entra Giorgio Zoia, che sarà rieletto ininterrottamente per 40 anni. Il senatore Giovanni Spagnolli, al tempo socio ordinario della sezione, è eletto Consigliere centrale: sarà poi Presidente generale e Presidente del Senato. Nel 1964 l’amministrazione provinciale di Milano assegna alla sezione la medaglia d’oro per i 90 anni di attività a favore dei cittadini milanesi per la montagna.
Nel 1965 nasce la scuola di sci alpinismo “Mario Righini” e Adrio Casati è rieletto Presidente.
Nel 1973, al Conservatorio, il CAI Milano con il coro della SAT festeggia i 100 anni, rivissuti nel discorso ufficiale del Presidente Casati; per celebrarli la sezione organizza una spedizione diretta da Lodovico Gaetani in Perù, alla Cordillera Blanca, che vince il temibile Huascaràn. Giorgio Gualco presenta il libro del centenario da lui curato.
La sezione accoglie nel 1974-75 una nuova attività, lo sci di fondo escursionistico, praticato con passione dal Gruppo fondisti e insegnato da una nuova scuola: Camillo Zanchi ne è il promotore. Dopo il centenario sale alla guida della Sezione Norberto Levizzani, che impegnerà ogni energia nei rifugi sezionali e dopo sei anni avrà il cambio (è il 1980) da Lodovico Gaetani; in Consiglio intanto sono entrati i giovani, nati nel dopoguerra, da Nemo Canetta a Piero Carlesi, da Marco Polo a Marco Tieghi. Dopo i sei anni di presidenza di Angelo Brambilla, ritorna Gaetani Presidente: siamo alla metà degli anni Novanta. Con Giorgio Tieghi, suo successore, il CAI Milano è anche su internet con un proprio sito. E’ arrivato il Duemila, ma la Sezione non dimentica e onora i suoi padri: il salone è dedicato a Emilio Romanini e la biblioteca a Luigi Gabba.
Dal 2001 a oggi
Gli anni Duemila segnano un ulteriore sviluppo della Sezione
A fianco delle attività sul campo, sia estive che invernali, si rafforzano le iniziative culturali che sono sempre state un fiore all’occhiello della Sezione. Nel 2001 nasce il Coro CAI Milano dall’eredità culturale del Coro Alpino Lombardo. Nel 2002, Anno internazionale delle montagne, la Sezione fa omaggio a tutti i soci del volume “Milano e le sue montagne” che racconta 130 anni di intensi legami fra i milanesi e l’arco alpino. Lo stesso anno la presidenza viene assunta da Carlo Lucioni, figlio di un indimenticabile vice-presidente degli anni Cinquanta. Si realizza poi, grazie a internet, la prima elegante rivista digitale a colori “CaiMilanoNews”. Diretta dal consigliere Piero Carlesi e scaricabile dal sito, racconta le cronache sezionali e recensisce libri di montagna.
Si rafforzano inoltre i contatti con le Sezioni consorelle di Monaco di Baviera e di Vienna, grazie ai quali si organizzano settimane di alpinismo e di trekking in estate e in inverno, a cui partecipano soci entusiasti. E’ la bella realtà dell’Ortlerkreis, un’ iniziativa che mette in luce la visione internazionale della Sezione di Milano.
La cultura alpina
L’attività culturale in Sezione fiorisce con le mostre d’arte e fotografiche nonché con i cicli annuali di “Parlando di montagna” con ospiti, giornalisti, scrittori e alpinisti che presentano tematiche, saggi, guide, quasi sempre con il patrocinio dell’ala lombarda del Gruppo Italiano Scrittori di Montagna. Artefice di queste iniziative, che attraversano tutto il primo decennio del Duemila, è Marco Tieghi, vicepresidente sezionale. Indimenticabili alcune serate che hanno approfondito personaggi come Papa Achille Ratti, la poetessa milanese Antonia Pozzi e temi come l’archeologia alpina e la cartografia storica delle Alpi grazie ai soci Laura e Giorgio Aliprandi.
I rifugi
Sono anni difficili dal punto di vista economico: la crisi mondiale colpisce tutti e per la Sezione il carico economico dei rifugi è ogni anno un problema. Gli investimenti sono non solo necessari, ma obbligatori, per sanare edifici che richiedono una manutenzione costante. Proprio a causa di questi problemi la Commissione rifugi, diretta con grande capacità da Luigi Barsanti, propone al Consiglio direttivo di privarsi di alcuni gioielli che possono, con la loro vendita, alleviare le sofferenze economiche. Si cedono così il rifugio Luigi Bietti al Grignone, il Giovanni Bertacchi al lago d’Emet, il Tartaglione-Crispo al Pian del Lupo. Anni prima era già stato ceduto il rifugio Zoia a Campo Moro e prima ancora il Del Grande Camerini. Infine, l’ultima impensabile emorragia di rifugi viene da un decreto di attuazione del “pacchetto per l’Alto Adige”: I rifugi, del Ministero della Difesa, e assegnati alla Sezione di Milano dopo la prima guerra mondiale, passano di proprietà dal Demanio militare dello Stato alla Provincia autonoma di Bolzano. La Sezione li tiene ancora per un anno, poi li perde definitivamente. Sono così vanificati investimenti fatti in oltre 80 anni di gestione per questi rifugi, che rimangono nel ricordo dei soci: Rifugio Borletti (in realtà dismesso dal Cai Milano), Julius Payer, Città di Milano, Alfredo Serristori, Nino Corsi, Giovanni Porro.
Il trasloco e la ripartenza
Il 2011 è l’ultimo anno passato interamente nella sede affacciata sull’Ottagono della Galleria Vittorio Emanuele, con ingresso da via Silvio Pellico. L’anno prima si erano celebrati i 100 anni di permanenza nella storica sede, con uno speciale Open Day: una giornata intera dedicata ai soci e ai simpatizzanti; con la sezione al centro di numerose iniziative e con il Coro CAI Milano che prima aveva cantato affacciato alle finestre della sede, e poi aveva concluso il suo applaudito concerto nell’Ottagono. Il 2012 è l’anno del trasloco forzoso, reso ancora più complesso dall’esigenza di trasferire l’archivio storico e le migliaia di volumi, raccolte iconografiche, riviste e audiovisivi della Biblioteca della Montagna Luigi Gabba. Il Comune richiede affitti insostenibili, che solo attività commerciali di lusso si possono permettere, ma offre la possibilità alla Sezione di traslocare in una palazzina di via Duccio di Boninsegna. Il nuovo Presidente Giorgio Zoia non può che accettare, sostenuto dal parere del Consiglio direttivo. Nel corso dell’estate si abbandona a malincuore la storica sede. Si fa di necessità virtù. Il trasloco diventa così occasione di rilancio. La nuova sede, più ampia e spaziosa offre l’occasione per uno scatto d’orgoglio, per molte iniziative intese a riaffermare i valori della nostra storica associazione. Si dà spazio a nuove attività e a corsi che promuovono una conoscenza attiva e consapevole degli ambienti montani. Si collabora con le istituzioni. Si va incontro alla cittadinanza, e in particolare ai giovani, promuovendo iniziative in vari campi: dalla fotografia alla cinematografia, a eventi presso i rifugi. Tutto questo senza mai trascurare, anzi, incrementando, le attività escursionistiche, alpinistiche e gli sport della neve. Il CAI di Milano si conferma così il primo riferimento per chi desidera, in città come in montagna, trovare occasioni per divertirsi, apprendere, sviluppare un genuino contatto con la natura.