
Il 1° maggio ci siamo dati appuntamento alla Darsena per raggiungere la cima della Weissmies (4027 m), ma senza l’auto. Ecco come è andata la spedizione della scuola di scialpinismo “Mario Righini”, nel 60° anniversario di fondazione, che abbiamo chiamato “4000MilaNoCar”
L’obbiettivo alpinistico era raggiungere la cima della Weissmies (4017 m) ma ci è sfuggito per un soffio, di vento! Ci siamo fermati a quota 3150 m alle 5 del mattino perché le condizioni di bufera con neve ci sono sembrate critiche e ha prevalso la scelta di maggiore prudenza.
Tuttavia, la spedizione non aveva solo questo scopo. Abbiamo pensato e sperimentato il binomio bici e scialpinismo, senza usare rifugi, in autosufficienza. Se guardiamo le cose da questa visuale, possiamo dire di aver realizzato qualcosa di interessante e non banale anche senza arrivare in vetta.
La squadra era formata da Guido Fossati – INSA scuola Righini, Davide Rogora – INSA scuola Guido Della Torre, Vittorio Bertogalli – accompagnatore gruppo scialpinistico Paolo Re, Francesco Pellegrini – IS scuola Righini, Giacomo Cesarini – AIS scuola Righini.
Le regole che ci siamo dati sono state: no auto, trazione muscolare e carico sulla bici o sulle spalle, ovvero sci, scarponi, pelli di foca bastoncini, piccozza, ramponi, tenda, fornelletto, provviste, sacco a pelo e materassino isolante, più abbigliamento e accessori vari. Approssimativamente 25 kg di materiale a testa.
Diario della spedizione
1° maggio
Partenza dalla Darsena di Milano alle 8.00 e arrivo a Pallanzeno (VB) alle 18.30. Percorsi 133 km in bicicletta. Si sono uniti a noi fino a Sesto Calende il direttore della scuola Gianfranco Pieretti, portandoci le magliette della spedizione fresche di stampa e Assunta, la moglie di Davide. Rispetto al programma, abbiamo allungato la tappa per avvicinarci alle salite successive.


Quando ci siamo imbattuti in una braceria a lato della strada, non abbiamo avuto esitazioni. Ottima scelta, carni di grande qualità. Rifocillati, abbiamo percorso qualche altro km alla ricerca di una tettoia sotto la quale dormire come suggerito da Davide, esperto di bivacchi alpinistici e ciclistici. Non l’abbiano trovata e ci siamo adattati a dormire in un prato, alcuni in tenda, altri all’addiaccio.
2 maggio
Partenza alle 7.00 e arrivo in fondo alla strada della Zwischbergental alle 14, percorsi 42 km in bicicletta. Prima colazione a Domodossola dove ci ha raggiunto Anna Salaris, un’amica e grande appassionata di mtb oltre che ISA della FALC. Insieme abbiamo pedalato fino a Gondo (855 m) e poi imboccato la Zwischbergental. Una decina di tornanti con pendenza intorno all’ 8%, circa 6 km di sviluppo, ci hanno fatto stringere i denti.
I timori sul carico nei tratti ripidi erano del tutto fondati. Del resto la bilancia nella pesata pre-partenza segnava 16,5 kg per la mia bicicletta (con portapacchi) e 27,5 kg di bagaglio. Totale 44 kg. Gli altri biker non erano da meno. A quota 1420 m, abbiamo abbandonato le biciclette, che ormai irrazionalmente odiavamo. Da Domodossola l’ascesa su due ruote è stata di circa 1200 m.
Abbastanza cotti e appannati, ci siamo dedicati a stipare tutto il carico nello zaino che ha assunto volume e peso inconsueto (20 kg a sensazione). Lungo la strada sterrata con gli sci legati sullo zaino abbiamo attraversato alcune valanghe per arrivare alla piana di Bidemji dove ci siamo accampati vicino alle baite Cheller (1773 m). Ci abbiamo messo due ore per salire 300 m, ma in Zwischbergental il dislivello non è il parametro più indicativo. Cena liofilizzata e buona notte in tenda.
3 maggio
Sveglia alle 5.30 e partenza alle 6.45. Abbiamo calzato subito gli sci e percorso un lungo tratto pianeggiante (Schönboden), poi un tratto ripido e poi via così alternando piani e balze. La neve marcia fin dal mattino non ci ha agevolato.
Alle 11.45 abbiamo raggiunto il breve ripiano a quota 2800 che avevamo individuato come terreno adatto per issare le tende. Ci sono volute 5 ore per un dislivello di 1100 m.
Verso le 13 avevamo eretto il nostro campo avanzato composto da una tenda da tre e una da due. Un solo fornello condiviso per un disguido tra tipo di bombola e attacco del secondo fornello. Circondati dalla nebbia, non c’è stato molto da fare se non infilarsi nel sacco a pelo, dormicchiare e riposare. Cena monoporzione alle 16.30 e poi ricerca del sonno. Le previsioni meteorologiche consultate la sera prima (dove c’era connessione) annunciavano un peggioramento, ma con una finestra utile nelle prime ore del giorno. Così abbiamo deciso di mettere la sveglia alle 2.30.
4 maggio
Spenta la suoneria della sveglia, aprendo la cerniera della tenda, ci siamo accorti con disappunto che nevischiava ma abbiamo fatto comunque colazione e alle 3.45 ci siamo messi in marcia. Salendo, vento e neve sono aumentati di intensità, fino a quando alle 5.00, a quota 3.150, abbiamo scelto di rinunciare a proseguire.
Tornati alle tende abbiamo smontato il campo e ricomposto gli zaini, mentre con la luce arrivava anche una beffarda schiarita.
La discesa prima con gli sci, poi a piedi, non è stata agevole: prima su neve rigelata ancora troppo dura poi su crosta, morbida, ma non portante. Alle 11.30 eravamo alle biciclette, dove ci attendevano il pane di segale, il salame e la formaggella ossolana.
Le previsioni meteorologiche che annunciavano pioggia e temporali pomeridiani ci hanno indotto a raggiugere la stazione di Domodossola per tornare in treno. Sorpresa: per lavori sulla linea, la strada ferrata era interrotta a Sesto Calende! E le bici non si potevano caricare sul bus sostitutivo. Davide, senza scomporsi, si è rimesso on the road per arrivare a Lonate Ceppino in bicicletta. I “milanesi” arrivati a Sesto Calende in treno sono rimontati in sella per i 75 km finali fino alla Darsena. Intorno alle 21, La movida milanese del Naviglio Grande ha osservato distrattamente l’ultimo sforzo di questi strani biker sci-muniti.




