L’ALPINISMO PER IMMAGINI

L’ALPINISMO PER IMMAGINI

 

In questi giorni “complicati” e di limitata libertà di movimento, la lettura e le immagini ci sono di grande conforto e ci aiutano a viaggiare con l’immaginazione.

È per questo che abbiamo deciso di aprire virtualmente le porte del meraviglioso e ricco Archivio Fotografico della Biblioteca della montagna Luigi Gabba del CAI Milano.

La digitalizzazione e catalogazione in corso, giunta a circa 15,000 delle 50,000 immagini disponibili, sta pian piano svelando la ricchezza del suo contenuto.

Le immagini che datano dal 1880 ai giorni nostri, rivelano l’evolversi della cultura dei frequentatori della montagna, del loro abbigliamento, del loro modo di praticare lo sport.

Esse riportano vivi ai nostri occhi personaggi che hanno dato alla nostra Sezione un grande contributo.

Vogliamo rendervene partecipi, e condividere l’entusiasmo che queste immagini suscitano in noi.

Suddivideremo le immagini che vi proporremo a cicli, in argomenti che speriamo vi possano allietare in questi giorni di attesa e di speranza.

 

Ogni settimana immagini nuove verranno aggiunte a questo catalogo virtuale.

Questa iniziativa è a cura di Fabio Giuggioli e Alfredo Costa responsabili Biblioteca e Archivio Fotografico Luigi Gabba CAI Milano e Paola Dotti della Commissione Culturale CAI Milano

 

#1 Donne e Bambini all’inizio del secolo scorso

Alla fine del diciannovesimo secolo ed all’inizio del ventesimo secolo l’abbigliamento usato in montagna non era sicuramente cosi tecnologico come quello di questi ultimi anni.. Le donne sopratutto erano obbligate a vestirsi con gonne e cappellini il che rende ai nostri occhi le loro imprese ancora più interessanti.

Queste tre immagini del nostro archivio fotografico ci danno un’idea chiara di quei tempi.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

#2 Lo sport dei primi tempi,  cittadini e alpinisti imprenditori

Tra la fine del 1800 e i primi 30 anni del 1900 si ha la diffusione della pratica sportiva dello sci sulle alpi e con esso le prime competizioni sportive. Basti pensare che risale al 1927  la prima ascensione sciistica italiana al Monte Bianco, da parte di Ottorino Mezzalama ed Ettore Santi mentre sulle Alpi Svizzere ed Austriache si facevano competizioni di sci alpino.

Il gruppo Sci CAI Milano fu fondato nel lontano 1902. I primi milanesi a potersi cimentare con lo sci furono i benestanti che agli inizi del secolo scorso usavano il Parco Sempione per allenarsi come indicato in una della foto del nostro archivio datata 6 Gennaio 1924.

In un’altra immagine di repertorio vediamo Vitale Bramani imprenditore, alpinista e accademico CAI. Bramani apri a Milano, in via Spiga, un negozio di alpinismo che era punto di riferimento per gli alpinisi del tempo.  Nel 1936 inventò le suole a carrarmato poi brevettate col suo nome: erano nate le suole VIBRAM.

La terza foto ci mostra uno sciatore ignoto fotografato da Guido Silvestri.


 

 

 

 

 

 

 

 

 

#3 Il rifugio Marinelli Bombardieri 

Alcune immagini che ritraggono il rifugio Marinelli Bombardieri. Primo rifugio costruito dal Club Alpino Italiano in Lombardia, è strategicamente posizionato per le salite nel massiccio del Bernina. Damiano Marinelli fu il suo ideatore e Luigi Bombardieri fu colui che lo ingrandì dopo la seconda guerra mondiale.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

#4 I grandi personaggi del Club Alpino Italiano

Abate Stoppani (1824-1891)

Forse noto ai più per la sua immagine sul formaggio Bel Paese, fu il primo Presidente del CAI Milano, ma soprattutto un insigne scienziato, e il geologo che spiegò la provenienza del Sasso di Preguda, presso Valmadrera, dalle valli del Masino.

Achille Ratti – Pio XI (1857-1939)

Socio del CAI Milano, e valente alpinista. Fra le altre salite, quella del canalone Marinelli alla parete E del M Rosa.

Vittorio Ronchetti (1874-1944)

Valente medico, entomologo, alpinista, esploratore, organizzò e diresse  5 spedizioni nel Caucaso tra il 1907 e il 1913.

Milano gli è debitrice del Museo di Storia Naturale ricostruito dopo la distruzione della guerra grazie al suo lascito.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

#5  Giorgio GUALCO (1929-1997)

Alpinista, scrittore, giornalista, esploratore. E sopratutto grande fotografo. E’ stato Consigliere della Sezione di Milano, Consigliere centrale, redattore per molti anni della Rivista Mensile (oggi Montagne 360).

Fotografo di De Agostini, contribuì anche a National Geographic

Il suo archivio fotografico è stato donato alla Sezione e costituisce uno dei Fondi più importanti della nostra fototeca: circa 15000 diapositive, qualche centinaio di negative (purtroppo il grosso delle negative è andato perduto), centinaia di stampe su carta di fotografie in B e N , il cuore della sua produzione fotografica.

Ecco alcune delle sue strepitose foto.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

# 6 Cordate Miste

Siamo agli inizi del ventesimo secolo, le cordate miste già andavano di moda e l’eleganza era una necessità.

In cordata con gilet, cappellini e gonne lunghe. Altre 3 foto davvero interessanti dall’archivio fotografico Luigi Gabba.

 

#7 La Grande Guerra

La montagna come luogo di controllo del territorio e combattimento. Queste foto ci riportano ad una pagina storica molto triste per il nostro paese, la prima guerra mondiale.

Molti soci della Sezione prestarono servizio in 13 diversi Battaglioni e il contributo in vite umane fu alto.
La lapide riportata in una delle foto, riporta i nomi dei soci caduti e verrà presto ricollocata al Rifugio Porta.

La storia dei Caduti e dei Reparti in cui servirono è riportata nel volume “La Sezione di Milano e la Guerra” pubblicato nel 1918 e ristampato anastaticamente l’anno scorso. Il volume può essere acquistato tramite la Segreteria oppure on-line.

 

 

 

 

 

# 8 Le spedizioni extraeuropee

Dopo la Seconda Guerra Mondiale il CAI Milano svolse intensa attività alpinistica extraeuropea.

Molto note ai Soci di Milano quelle organizzate dalla nostra Scuola  Nazionale di Alpinismo A Parravicini, e in particolare quelle in Groenlandia e al Monte API. Ma ce ne furono molte altre , a volte in totale autonomia, a volte in associazione con altri enti. In questa sezione mettiamo in rilievo tre di queste numerose  spedizioni.

La prima, nel 1956  in Hoggar/Ahaggar nel sud dell’Algeria fu del CAI Milano al 100% . I partecipanti, tutti soci della nostra Sezione furono: P Grunanger, L Gaetani, L Marimonti, P Meciani, G Gualco. Una spedizione leggera, che esplorò il massiccio del Tahalra allora sconosciuto, e a quanto si sa, mai attraversato da europei. Vennero salite 7 cime.

La seconda, con l’Angelicum  nel 1958 in Perù, alla scoperta del massiccio dell’Apolobamba . I partecipanti, tutti Accadenici del CAI, tre di Milano ( R Merendi, J Sterna, C Zamboni) e uno di Monza (A Oggioni)  associati alle sezioni Fior di Roccia,  Pell e Oss, oltre al medico (Mellano), al Capo spedizione (Frigieri) e l’operatore cinematografico (Magni).  La spedizione, patrocinata dal CAI Milano,  conquistò trenta nuove vette.

La spedizione in Groenlandia del 1965 fu composta esclusivamente da Istruttori della Parravicini: DellaTorre, Di Benedetto, Albani,Villa,Farassino,Colombani  con Rusconi (medico) e Magni (cineoperatore). Una spedizione difficile per la complessità del la zona di azione, ma coronata dalla conquista di 15 cime inesplorate.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

# 9 Vittorio Ronchetti (1874-1944)

Medico, entomologo, alpinista, esploratore. Primario all’Ospedale Maggiore di Milano, all’attività professionale unì altri interessi sempre a livello approfondito.

Oltre all’intensa attività alpinistica sulle Alpi,  svolta prima come membro del GLASG ( Gruppo Lombardo Alpinisti Senza Guide) , poi confluito nel CAAI ( Club Alpino Accademico Italiano), organizzò e diresse tra il 1907 e il 1913, 5 spedizioni nel Caucaso, allora pressochè inesplorato.

Durante il loro corso svolse ricerche etnografiche, documentando ambienti, abitazioni, strade, raccolse immagini della popolazione, oltre, naturalmente, a compiere  attività alpinistica.

Come entomologo raccolse esemplari dei Coleotteri alpini, ma anche extraeuropei completando una collezione di circa 35000 esemplari, che donò al Museo di Storia Naturale di Milano.

Museo che fu erede universale dei suoi beni, con la sola eccezione di fotografie e scritti di alpinismo e sulle spedizioni in Caucaso, conservati nella Biblioteca Luigi Gabba del CAI Milano. L’eredità di Ronchetti fu determinante per la ricostruzione del Museo, distrutto durante la guerra.

Le foto qui riportate furono scattate durante queste spedizioni nel Caucaso.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

#10 I rifugi storici

All’inzio del secolo scorso il concetto di comfort era diverso da quello odierno ed i rifugi di allora seppur spartani ai nostri occhi offrivano una più che valida alternativa ad una notte all’addiaccio.

In queste immagini d’archivio vediamo quattro rifugi storici del CAI Milano e tanto cari ai nostri soci: Il rifugio Ponti ai tempi chiamato Capanna Cecilia;  l’Allievi; la Gianetti ai tempi chiamato Capanna Badile e La Rosalba,  esempio ante litteram di prefabbricato. Il donatore, Davide Valsecchi lo fece montare nel suo giardino a Milano, poi smontare, trasportare a spalle, e rimontare al Colle Pertusio.

Meravigliosi rifugi, presidio e supporto per tutti gli amanti della montagna da ben oltre un secolo. Andateli a visitare oggi se non lo avete ancora fatto.

 

 

 

 

 

 

 

#11 Guido Silvestri (ca 1880 -1972)

Le bellissime foto di questa sezione sono di Guido Silvestri, valente alpinista, membro del GLASG e poi del CAAI. Redattore di parte della Guida delle Alpi Retiche.

Ha lasciato al CAI Milano una notevole quantità di lastre e pellicole fotografiche. Queste 3 foto ci mostrano 3 luoghi noti a molti alpinisti e le loro condizioni all’inizio del secolo scorso:

  • Cresta Guzza e Piz Argient
  • Il Gluschaint dal Capucin
  • Il Passo Marinelli

A lui è dedicato il bivacco “Cà de legn” poco sotto la vetta del Legnone.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

#12 Andiamo in vacanza

Si avvicina il momento delle vacanze, e tutti gli amanti della montagna sperano di poter tornare nei rifugi. Le vacanze in rifugio  sono sempre state incoraggiate dalle Sezioni del CAI: Passate le vostra vacanze in montagna,  vacanze alpine e  economiche!  si diceva all’inizio del secolo scorso.

Quest’anno più che mai se ne sente il bisogno. Queste immagini del nostro archivio Luigi Gabba ci portano indietro di quasi un secolo quando già si “villeggiava” nei rifugi.

Questa estate sosteniamo i nostri rifugi!

 

 

 

 

 

#13  Tecniche alpinistiche d’epoca

Le foto incredibili di questo gruppo ci mostrano alcune “tecniche” di arrampicata dell’inizio del novecento.

Bortolo Sertori, che vedete in una delle immagini, superò il passaggio chiave alla Punta Sertori ( a lui dedicata in omaggio all’impresa) a piedi nudi. Una sorta di scarpetta ante litteram. Inoltre anticipò la tecnica del dry-tooling usando una piccozza lunghissima.

In mancanza di staffe o scarpette, per salire al Grand Charmoz andava bene la “piramide umana”, il cui uso è riportato in molti testi dell’epoca.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

#14 Rifugi di Lombardia 

Nei tempi più recenti i Rifugi alpini si sono moltiplicati, ma alcuni sono particolarmente cari ai Soci milanesi, che li hanno frequentati assiduamente fin dai tempi della loro inaugurazione.

La Capanna Monza (oggi Rifugio Bogani) sul Grignone, nei pressi della Capanna Moncodine, la prima in assoluto costruita dal Cai Milano e poco dopo distrutta da una valanga, è la base per la salita della Cresta di Piancaformia. Appartiene al CAI Monza.

La Capanna Alpinisti Monzesi, è situata ai piedi del Resegone e appartine al CAI Monza

La Capanna Releccio (oggi Rifugio Bietti) sul versante occidentale del Grignone, a lungo appartenuta al CAI Milano oggi è patrimonio del CAI Mandello.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

#15 Un pezzo di storia del CAI Milano

I rapporti tra CAAI e CAI Milano sono sempre stai molto stretti.

L’archivio storico del CAAI è presso la nostra Sezione.

La Sezione ha arricchito le file dell’Accademico con molte figure. Impossibile ricordarle tutte, e la scelta presente non vuole mancare di rispetto né svalutare nessuno degli assenti.

La foto del 1946 ritrae tutti gli Accademici Lombardi in riunione in via Silvio Pellico, la sede storica, subito dopo la guerra.

Dauro Contini, Aldo Bonacossa e Pompeo Marimonti sono stati figure ben conosciute dai So

ci anziani.

Pino Gallotti (1918-2008) ingegnere, partecipò alla spedizione del 1954 al K2, come responsabile dei materiali tecnici. Arrivò fino al campo 8, dove accolse Bonatti e Mahdi dopo il bivacco a 8000 metri.

Guido della Torre (1934-1974) ben conosciuto anche dai Soci meno anziani. E’ stato Direttore della Scuola Parravicini. Oltre che attività alpinistica ha anche svolto importante attività didattica, e di sperimentazione dei materiali.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

#16 Alpinismo tra la fine degli anni 60 e gli anni 80

Queste tre immagini del nostro archivio sono state scattate da Fabio Giuggioli Busacca, attuale responsabile della Biblioteca Luigi Gabba e Curatore della Fototeca del CAI Milano.

Amico di Giorgio Gualco, con cui ha condiviso la passione per la montagna, nella sua attività alpinistica e sci alpinistica non ha dimenticato di portare con sè la macchina fotografica.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

#17 Gite Sociali

A cavallo della Grande Guerra, ma soprattutto dopo, le frequentatissime gite sociali furono occasione di ampliamento delle relazioni sociali, di stimolo per il senso patriottico, e di avvicinamento alla montagna.
La lastra stereo del M Bisbino con l’apposito visore consentiva una visione in 3D.
Oggi è ancora possibile ottenere lo stesso effetto esaminando l’immagine anaglifo con un comune paio di occhiali con lenti rossa e blu

        

 

#18  Arturo Andreoletti (1884-1977)

Alpinista Accademico del CAI, Capitano degli Alpini. Fondatore dell’Associazione Nazionale Alpini (ANA)

Fu un precursore del 6° grado, aprendo una lunghissima e difficile via sulla parete NordEst dell’Agner.

Comandò il fronte italiano al rifugio Ombretta (oggi Rifugio Falier) dal quale dovette ritirarsi a seguito della disfatta di Caporetto. I suoi Alpini lo chiamavano “Padreterno” per la sua determinazione nel comando, ma anche per la sua attenzione ai loro bisogni.

Il suo lascito più duraturo è certamente stato quello di aver fondato l’ANA, benemerita associazione degli Alpini in congedo, fortemente presente in Italia e all’estero in attività di sostegno sia in situazioni di emergenza che  di vita normale. Il rapporto fra CAI e ANA perdura forte nel tempo

 

       

 

 

 

 

# 19 Monte Disgrazia

Con i suoi 3678 m di quota è una montagna poderosa, amatissima dagli alpinisti lombardi, e dai milanesi in particolare

La sua imponente parete Nord domina la conca di Chiareggio dove i soci SUCAI costruirono con le loro mani il rifugio Tartaglione, sede per molti anni della scuola estiva Parravicini.

Le fotografie in B&N riportano lo stato del ghiacciaio ai primi del secolo scorso, quando questo scendeva fino quasi all’Ape Forbicina a Pian del Lupo.

Oggi è arretrato di oltre 600 metri di quota.

La fotografia a colori ce lo rende nella sua splendida veste primaverile, in cui i danni del riscaldamento globale sono meno vistosi.

          

 

#20 Moda alpestre

Anche in montagna le signore non potevano rinunciare a quel tocco di femminilità donato dalla moda.

Ampio cappello, gonne lunghe e borsetta erano dovute.

Ma in verità, anche i signori della classe abbiente ci tenevano a non sfigurare.

Perciò giacca e cravatta, anche in ambiente alpino.

 

#21 Gli Alpini

Presentiamo le lastre più antiche della nostra fototeca.

Anche se le prime testimonianze di Alpini sciatori sono del 1882, queste sono state datate attorno al 1890, per considerazioni sull’età del fotografo.

All’epoca il cappello degli Alpini era una bombetta rigida, con la penna inastata in verticale.

Si sciava con la “raspa” ovvero appoggiandosi all’alpenstock, un lungo bastone.

#22 Telemark

Una tecnica che richiede scarponi flessibili e il tallone libero, per poter fare l’inginocchiamento sullo sci interno alla curva.

A metà del secolo scorso il maestro indiscusso era l’avv Ettore Santi di Calvière,

Da lui imparò Giorgio Gualco, che la insegnò a pochi altri.

Oggi la si vede raramente, in pista, luogo assolutamente inadatto per il suo uso: la curva telemark è nata ed è ideale in neve fresca, dove consente curve perfette e molto strette.

Nelle foto vediamo Gualco che la esegue, e le tracce pulite che ne restano.

 

#23 Le Signore del VI grado

Oggigiorno, che le difficoltà si sono elevate fino al 9c francese  (XII+), il VI grado potrebbe far sorridere. Ma nella storia dell’alpinismo fino a poche decine di anni fa era considerato il limite estremo. Lo era per gli uomini negli anni 30 del secolo scorso, Eppure ci furono donne che lo affrontarono con successo.

Ninì Pietrasanta, moglie di Gabriele Boccalatte, con lui compì imprese memorabili, fra cui la Ovest dell’Aiguille Noire du Petérey.

Venne accolta nel Club Alpino Accademico Italiano, quando questo si aprì alle donne.

Mary Varale, era soprannominata “la Signora di Milano”, anche se era nata a Marsiglia e morì a Genova. Arrampicò con i più famosi sestogradisti dell’epoca. Fu con Emilio Comici alla prima salita dello Spigolo Giallo alla Cima Piccola di Lavaredo.

Nella foto con Marino Pederiva vediamo che usavano scarpette flessibili di feltro, un anticipo delle scarpette odierne.

#24 Giorgio GUALCO (1929-1997)

Alpinista, scrittore, giornalista, esploratore. E sopratutto grande fotografo. E’ stato Consigliere della Sezione di Milano, Consigliere centrale, redattore per molti anni della Rivista Mensile (oggi Montagne 360).

Fotografo di De Agostini, contribuì anche a National Geographic.

Abbiamo già proposto immagini di questo grande fotografo e grande amico del CAI. Del CAI Milano in particolare.

Ma è sempre bello poter vedere altre espressioni della sua capacità di catturare lo spirito della montagna

 

 

 

 

 

 

 

 

 

#25 Casa Savoia in montagna

Anche la famiglia regnante di allora ebbe modo di manifestare interesse per la montagna

La regina Margherita che amava trascorrere le vacanze a Gressoney, e che vi fece erigere il Castello, partecipò di persona all’inaugurazione della Capanna a lei dedicata sulla vetta della Punta Gnifetti, a 4559 m. Il ritaglio di giornale riproduce una foto di V Sella

Maria Josè praticò alpinismo in Valle d’Aosta. Qui la vediamo in vetta al Cervino

Aimone di Savoia-Aosta  Duca di Spoleto diresse una importante spedizione geografica in Karakorum, con l’aiuto di Ardito Desio.

Luigi Amedeo di Savoia-Aosta Duca degli Abruzzi finanziò e diresse spedizioni alpinistiche ed esplorative di eccezionale valore e complessità. E di grande successo. Anche se è noto soprattutto per lo Sperone Abruzzi al K2, dove raggiunse una altitudine per molti anni non superata, fu anche al Polo Nord, dove raggiunse la massima latitudine N del tempo. Al Monte Ruwenzori conquistò tutte le vette. L’immagine presentata è rarissima, e lo ritrae in Alaska come secondo dei due alpinisti sul ghiacciaio verso il Monte S Elia, che fu il primo a conquistare.

 

#26 Così si divertivano

Dopo una escursione sul ghiacciaio, con l’aiuto delle “grappelle” (sorta di ramponi primitivi) le signore, sempre elegantissime si concedevano giuste pause di riposo e di divertimento.

Alcune giocavano a carte, altre scherzavano col parroco (non si sa mai, meglio tenerselo buono).

Ma il meglio, dopo le fatiche, era farsi portare in giro con la gerla.

        

 

#27 Monte Bianco

Di fotografie del Monte Bianco ne esistono migliaia, ma rivedere quelle di oltre un secolo fa, ci può ricondurre ad un’atmosfera perduta.

E proporci scorci visivi non del tutto consueti, anche per chi conosce bene quelle montagne,

E farci scoprire che qualcuno, forse,  in quei posti non c’è mai andato, e si è accontentato di fotografare… una fotografia (Refuge du Couvercle)

      

 

# 28 Fabio Giuggioli Busacca – Colore

Benché quasi sempre la foto di montagna e di alpinismo eccella se in Bianco e Nero, ci sono alcuni casi in cui il colore non solo non disturba ma porta un contributo.

Le macchie colorate degli alpinisti consentono di percepire gli spazi in cui le persone si muovono.

In altri casi il colora dona il calore di un tramonto, senza il quale molto dell’immagine si perderebbe

         

# 29  La Capanna Moncodine -1881-1897

Ai piedi della Cresta di Piancaformia in Grigna Settentrioale, nei pressi dell’attuale rifugio Bogani, la Capanna Moncodine fu il primo rifugio costruito dal CAI Milano.

Venne inaugurata in occasione del XIV Congresso degli Alpinisti Italiani (2/9/1881)

Ebbe breve durata, perchè 16 anni dopo la costruzione, e già in parte abbandonata, venne distrutta da una valanga..

In realtà il rifugio si rivelò superfluo,  e solo utile tappa verso la vetta, sulla quale nel frattempo era stata costruita la Capanna Grigna Vetta (ora Brioschi).

La foto del 1891 mostra evidenti segni di ritocco manuale dei difetti dell’immagine.

       

 

#30 Il Bernina

Il Bernina, un 4000 amatissimo dai Lombardi ma non solo, che porta con sé un pezzo di storia dell’alpinismo dei primi tempi.

L’immagine del 1916 lascia intravvedere anche la prima realizzazione del Rifugio Marinelli.

La Capanna Marco e Rosa è stata un punto di riferimento per la salita lungo la via normale. Oggi è in condizioni precarie, per il collasso del permafrost, e raggiungerla dal versante valtellinese non è più possibile lungo l’itinerario tradizionale.

La foto qui riprodotta mostra il presidio di un Alpino in armi, fatto che consente la datazione attorno al 1916.

La Biancograt, è una delle creste più famose ed eleganti di tutto il Gruppo: snella e potente allo stesso tempo.

 

#31 Monte Bianco

Questa settimana torniamo sul Monte Bianco con 3 fotografie molto indietro negli anni: da 90 fino a 120 anni vediamo il rifugio Elisabetta, il Grepon e un simpatico fungo glaciale, che col riscaldamento globale in corso forse non avremo più occasione di vedere.

 

#32 Caucaso – Vittorio Ronchetti

Questa settimana presentiamo tre immagini relative alle spedizioni nel Caucaso di Vittorio Ronchetti (1874-1944). Ronchetti, medico, entomologo, alpinista, esploratore, organizzò e diresse 5 spedizioni nel Caucaso tra il 1907 e il 1913.

L’aspetto alpinistico delle sue spedizioni nel Caucaso fu certamente importante, ma ancor più quello etnografico, cui è dedicata questa selezione di immagini che documenta villaggi caratteristici, attività quotidiane, come quella del parrucchiere, e gruppi di ragazzi con adulti.

Ogni immagine merita attenzione particolare per i dettagli come quella dei ragazzi per la varietà degli abbigliamenti, alcuni scalzi altri calzati e con tratti somatici spesso diversi tra loro, del resto all’epoca la Georgia era un crocevia di traffici.

 

#33 Luci e Colori

Questa settimana la dedichiamo alla pura bellezza dei monti, perché non di sole creste, pareti, ghiacciai è fatto l’alpinismo ma anche di colori, luci e spazi: alba al bivacco Tiziano, la Valsesia dalla Punta Parrot, le prealpi Bellunesi.

#34 Ponti e Acque

Scendiamo a valle con queste 3 immagini dove nelle gole più strette si incanalano acque impetuose e per scavalcarle vengono gettati ponti arditi ed eleganti. I ponti in queste immagini sono in località a noi ignote per cui, cari soci e followers se sapete dove sono fatecelo sapere mandando una email a commissioneculturale@caimilano.eu

#35 Il Monte Rosa

In queste immagini andiamo ed esplorare il massiccio del Monte Rosa, una raccolta di una ventina di cime oltre i 4000 m. Il massiccio domina la pianura padana e la sua parete Est, ben visibile anche da Milano nelle giornate di sole, è considerata la più himalaiana parete delle Alpi.La vediamo in queste immagini, in vesti dimenticate per una ricchezza di ghiacci ormai scomparsa.

Tra le immagini proposte vediamo anche una delle pareti Nord più famose del massiccio, quella del Lyskamm, percorsa da ardite vie di giaccio e di misto.

#36 Nuvole

Questa settimana una serie di immagini delle nuvole che sovrastano i nostri monti. Elemento integrante dell’orizzonte alpino, le nuvole sono un elemento imprescindibile dell’andare in montagna.

A volte minacciose, altre benevole, mai trascurabili.

Spesso consentono di interpretare l’evoluzione delle condizioni meteorologiche, fattore importante per la sicurezza.

 

#37 Pacchi Dono

Durante la Prima Guerra Mondiale si rese necessario rendere meno disagiata la vita dei soldati al fronte. In tutta Italia nacquero dei comitati per la preparazione di pacchi dono, una pratica che il Gen Diaz incoraggiò in particolare per ricreare un clima di fiducia dopo Caporetto.
Alla distribuzione partecipavano anche i civili e nell’attività si distinse, fra gli altri, il Touring Club Italiano.
I pacchi dono contenevano generi di conforto (tabacco, dolciumi), indumenti (soprattutto calze), e scaldaranci, rotolini di carta di circa 3 x 3 cm, impregnati di cera o paraffina, che si accendevano con facilità e consentivano di riscaldare rapidamente il rancio nella gavetta.
Qualcosa del genere si trova anche oggi nelle razioni da combattimento.
Fra le immagini proposte inseriamo un anaglifo, che visionato con gli occhiali rosso-blu consente la visione in 3D dell’immagine stereoscopica da cui proviene.
#Sua Maestà il Cervino

Cervino, la Gran Becca, Matterhorn, montagna nota in tutto il mondo.

Con una sagoma inconfondibile è stata ed è tuttora un simbolo dell’alpinismo.

E di grandi avventure.

Dalla gara tra Whymper e Carrel per la prima salita, fino all’epica salita in prima solitaria di Walter Bonatti sulla parete Nord.

Proponiamo delle foto meno consuete e di anni lontani, come si può intuire anche dall’abbigliamento e dalla attrezzatura dei personaggi ritratti.